Riconoscimenti laboratori teatrali scuole
Riconoscimenti laboratori teatrali scuole
Da diversi anni la nostra associazione è impegnata in progetti teatrali all’interno delle scuole che coinvolgono tantissimi ragazzi e sono sostenuti e incoraggiati da genitori, insegnanti e istituzioni. Lo straordinario lavoro svolto dai ragazzi con le loro insegnati è visibile anche attraverso i premi e riconoscimenti ottenuti in diverse rassegne e manifestazioni teatrali regionali e nazionali, questi alcuni esempi:
Miglior Regia e Miglior Spettacolo con “L’infernale Commedia” all’interno della Rassegna Teatrale Regionale “Le Muse in scena”. (Istituto Comprensivo ‘eSpazia’. Monterotondo- 2009/2010)
Premio nazionale “Michele Mazzella, per una drammaturgia giovane” per il testo “Donkey”. (Istituto Comprensivo eSpazia 2010/2011)
Premio nazionale ‘’Michele Mazzella, per una drammaturgia giovane’’ per il testo ‘’Alonso Chisciada, ovvero come imparai ad essere tre’’ (Liceo Classico ‘Francesco Vivona’ 2011/2012)
Menzione Speciale Come miglior Spettacolo Per ‘Dictator et Dictator’ -Premio Giorgio Gaber- (Liceo Classico ‘Francesco Vivona’ 2011)
Menzione speciale ‘Libertà è Partecipazione ‘(Premio Giorgio Gaber) per lo Spettacolo ‘Fino a qui tutto bene’ (Liceo Classico ‘Francesco Vivona’2013/2014)
Motivazione:
Roma – Ist. Superiore “F. Vivona”
Per lo spirito libero e “curioso” che il gruppo riesce a dimostrare ad ogni partecipazione, originato da una simbiosi
perfetta con l’operatrice Monica Mariotti capace di trasmettere ai ragazzi una naturale propensione all’esperienza
completamente indipendente dal concetto di risultato, laddove il percorso rappresenta chiaramente il fine ultimo del progetto.
Un Pensiero su ‘Fino a qui tutto bene’ (Spettacolo 2014)
Difficile sottrarsi alla forza di questo testo, messo in scena con maestria degna di attori consumati. Nel vociare collettivo fatto di frasi sconnesse, di parole ridotte prima a meri significanti, poi ad insopportabile rumore, riconosciamo la triste ‘colonna sonora’ , il brusio di fondo che accompagna il nostro vivere. Eppure sappiamo benissimo che il ‘disturbo’ fonico ci è prezioso, ci evita di fermarci a pensare, ci risparmia il rischio di un esame di coscienza…Ed è così che la pièce si dipana . I personaggi? Una folla anonima e vociante, avvolta un’eco martellante di suoni, di slogan, detti solo per sentirsi allineati, non importa a cosa, non importa per quale motivo. Muoversi vociando? Certo, muoversi ‘fa bene’, corrobora, aiuta a sentirsi ‘vivi’. Anche il ‘gruppo di famiglia in un interno’ è standard, perché tutto è standard, tutto può essere replicato all’infinito, senza che questo costituisca un problema, anzi, essere prevedibili e massificati rassicura, aiuta ad esorcizzare troppo scomode domande.
Le relazioni affettive in famiglia ci sono, eccome, soprattutto rivolte verso gli oggetti, gli status simbol, i pettegolezzi sui vicini di casa. Il momento epico: i guerrieri che sorvegliano la ‘fortezza’ entro la quale sono racchiuse le nostre sicurezze. Come nel ‘Deserto dei Tartari’ i nemici non arrivano mai…ma poi chi sono? I diversi, i poveri, gli extracomunitari? Non importa, basta attenderli e combatterli. Il discorso del capo dei ‘combattenti’ sconfina nella parola-grido, in un urlo strozzato in gola.
Alla fine scoprire che il nemico non esiste, perché è dentro di noi, nel buio delle nostre anime. Quale è il tiranno occulto che ha ridotto in tale miserie le nostre vite? Non ha un volto, è un potere occulto che è penetrato in noi, un biopotere foucaultiano. La via d’uscita si intravede solo alla fine: il ragazzo che avverte un senso di stanchezza, di insofferenza, che chiede silenzio. Pausa. Esistono i sogni che possono ancora salvarci. In un bellissimo ossimoro, Atene sotto la neve, si può riaprire il futuro. Bravi ragazzi e…grazie.’